» Articoli - 19 luglio 2006
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In ricordo di Mario Luzi
Mario Luzi era stato eletto presidente del P.E.N.
Club Italiano nel 1988 ed io, che ero il suo vice da Milano, gli
proposi subito di realizzare nel castello di Compiano (Parma) un
premio letterario che facesse conoscere meglio, in Italia, il nostro
sodalizio, che contava allora circa 150 scrittori-soci.
Il Premio esordì nel 1991 e da allora, puntuale,
vedemmo arrivare a Compiano il vecchio poeta, con la sua canizie
candida, sempre attorniato da scrittori italiani e stranieri che
amavano non solo la sua poesia, ma quel suo modo di essere, taciturno,
ma attento a tutto.
Per Luzi, arrivava a Compiano una specie di pellegrinaggio,
fatto di amici vecchi e nuovi, a cominciare dal suo collega Bartolucci,
con i quali, seduto nella piazzetta belvedere, trascorreva il tempo
a parlare un po’ di tutto, come fosse di fronte a una grande
famiglia che gli apparteneva.
Negli ultimi anni, quando gli telefonavo per pregarlo
di non mancare all’ormai tradizionale appuntamento, mi rispondeva
con vece sempre più affaticata: ”Vedremo, vedremo:
tieni conto che sono pieno di acciacchi”. Resistette fino
al 2002, poi mi disse: “Credimi, non ce la faccio più”.
Nel frattempo aveva avuto modo di separarsi da tanti che gli volevano
bene, a cominciare da Mario Soldati, che venne al Premio pochi mesi
prima di lasciarci e col quale scherzava: “Siamo tutti ex
presidenti del Pen”.
Per anni, lo candidammo al Nobel, convinti che meritasse
quel riconoscimento. La nomina a senatore fu una specie di compensazione.
L’ultima volta che ci siamo incontrati è
stato poco prima dello scorso Natale: come suo successore, contavo
sempre sui suoi consigli. Firenze intanto lo onorava ogni giorno
con manifestazioni d’affetto, ma le forze gli stavano lentamente
venendo meno.
Probabilmente è morto sognando, come ogni
poeta vorrebbe.