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Il Vintage chiesastico
Pubblicato sul quotidiano “Il Foglio”
del 16 settembre 2010.
Sempre più spesso l’idea di una futura Europa musulmana
viene rilanciata da personalità del mondo islamico, provocando
in Occidente reazioni contrastanti. C’è chi teme una
catastrofe sociale e chi accetta l’idea come ineluttabile,
convinto di una possibile pacifica convivenza. Le analisi serie
sulle cause e sugli effetti di un simile cambiamento sono poche:
più che l’esperienza storica e l’approccio scientifico
valgono le mode: quella del rigetto totale e xenofobo o quella di
un buonismo acritico, sentimentale e suicida.
Poiché l’espansionismo musulmano avviene sotto le
bandiere della religione islamica, la più interessata al
fenomeno dovrebbe essere la Chiesa cattolica la quale parte svantaggiata
avendo messo la sordina alla sua missione evangelizzatrice. Sempre
più spesso si sentono missionari ripetere che in terra di
missione non si deve cercare di convertire, ma basta soccorrere,
aiutare, dare il buon esempio. Di qui le modestissime reazioni quando
giungono notizie di cristiani martirizzati nei paesi islamici oggetto
del loro soccorso. Quando le chiese vengono bruciate nelle stesse
ore in cui da noi si chiede l’apertura di nuove moschee.
La visione quasi esclusivamente sociale di tanta parte del clero
cattolico, in patria e fuori, risulta perdente di fronte all’intransigente
fideismo musulmano. Il Corano è un ariete che penetra facilmente,
con la sua carica anche politica, in un mondo in cui il Vangelo
ha ceduto il passo alla sociologia. Gli interventi dell’alto
clero cattolico sono spesso infarciti di tematiche socio-poliche,
ereditate dal mondo laico, al punto che i discorsi del Papa, anche
quando non sono ironicamente chiosati da questo o quel porporato,
sembrano provenire non dalla Chiesa d’oggi, ma da un mondo
lontano nel quale i pastori, e di conseguenza il gregge, non si
raccapezzano più.
L’ipotesi di un’Europa maomettana, più che dall’integralismo
musulmano sembra resa plausibile da un clero cattolico spesso rinunciatario,
burocratizzato, politicizzato, al quale tutto si può chiedere
eccetto che il distacco dal laicismo, la cura delle anime, lo spirito
di sacrificio, la consapevolezza di lavorare soprattutto per l’al
di là. Un clero indaffarato che talvolta appare ai credenti
come la sbiadita imitazione dell’Alto Commissariato Onu per
i diseredati e i rifugiati. Un clero sempre più utile dal
punto di vista umanitario e sempre più inutile, dal punto
di vista religioso e per questo anche numericamente in crisi.
Un’immagine vistosa di questo stato di cose la offrono le
chiese abbandonate. Nei giorni scorsi, l’inserto del Corriere
della Sera, Io Donna, ha pubblicato una raccapricciante
serie di fotografie di grandi chiese trasformate in ristoranti,
pizzerie, cinema, officine meccaniche, laboratori industriali, elencando
altri templi cristiani trasformati in sale per film a luci rosse,
mense, centri merceologici… Non si tratta di casi circoscritti:
la svendita di chiese dilaga in tutta Italia. E’ un mercato
che ne genera un altro, quello degli oggetti del culto. Nei mercatini
dei rigattieri, soprattutto in provincia, si trova di tutto: tovaglie
sulle quali si è consacrato, calici, pissidi, acquasantiere,
quadri di santi, paramenti, messali e testi miniati. Nel visitarli,
specialmente lontano dai grandi centri, si ha l’impressione
di trovarsi di fronte ad una Chiesa in liquidazione e ad un clero
ignoto di venditori che hanno scansato senza fatica i censimenti
patrimoniali voluti dal Vaticano.
Sull’onda delle nuove mode postconciliari, ad esempio, c’è
una massa di vecchi paramenti finiti sul mercato del piccolo antiquariato
che ha dato il via a un vintage di tipo chiesastico, in
diretta concorrenza con l’esportazione clandestina di vecchie
pianete, spedite in Africa dove le nuove mode sono meno sentite.
Tutto questo mercato, un tempo chiamato simonia, offre al mondo
islamico l’idea che basti aspettare, e che l’Europa
si stia preparando da sola ai nuovi stendardi. Forse, l’idea
di un’Europa musulmana viene dal lontano Oriente, ma si è
consolidata in Occidente di fronte a tanta decadenza.
Lucio Lami